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Posts Tagged ‘depistaggi’

Lo so, vi “costringo” a leggere un post molto lungo di Mario Ciancarella.

Mario, non ha certo il dono della sintesi e non possiamo pretenderla, da uno come lui che ha sempre cercato la Verità e che tenta ancora,instancabilmente di spiegarcela.

Se veramente vogliamo conoscere la verità, se veramente riteniamo che le Stragi non possano cadere in prescrizione,vinciamo la pigrizia della lettura che ci attanaglia. Informiamoci, cerchiamo, scaviamo. Reclamiamo la verità. Finalmente.

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Strage Ustica e l’allegra brigata

Nessuno ci può impedire di leggere con attenzione e con l’obligo di approfondire ogni dettaglio, se non la nostra coscienza civile (se ancora ne abbiamo una)…

Con profondo rispetto per tutte le vittime di questra strage, per quelle riconosciute e per tutte quelle ignorate o fatte “passare” come suicidi, dal nostro Stato. Per i superstiti. Per tutti quelli che ancora soffrono, vi invito a leggere.

USTICA: L’ULTIMO DEPISTAGGIO DEL SENATORE COSSIGA

Vorrei rappresentare alcuni degli interrogativi piu’ stringenti che andrebbero sollevati dopo le generali reazioni alle ultime esternazioni del senatore Cossiga in merito alla strage di Ustica. E non me ne vogliano Daria Bonfietti ed altri se la mia posizione e convinzione e’ assolutamente lontana dalla loro fiduciosa speranza che simili esternazioni possano davvero offrire spazi e collaborazioni per riaprire gli scenari di una inconfessabile scelleratezza tutta nostrana. Vediamo assieme.

Quando il senatore Cossiga si sbracciava per confermare l’ipotesi “bomba a bordo”, per la strage di Ustica, cosa gli impediva di ricordare le confidenze che oggi afferma di aver ricevuto in tempi ancora “utili alle indagini in corso”, da uomini del SISMI oggi defunti, come il Gen. Santovito o l’Ammiraglio Martini, che non possono piu’ confermare? Nulla, se non la sua natura becera e la sua propensione a ritenersi un “esperto” di questioni militari e di ruoli dei servizi, e quindi a sentirsi autorizzato ad usare a proprio piacimento principi di “legalita’” correlati, nel suo immaginario, a criteri di opportunita’ e legittimita’ non soggetti ad altro sindacato che la propria univoca valutazione.

Quando il presidente emerito maltrattava i componenti della Commissione Parlamentare di Inchiesta, umiliandoli con l’offerta di tazze di cioccolata e aggredendoli con la cinica affermazione: “Ustica? Se ne occupino gli storici!”, cosa gli impediva di comunicare le informazioni di cui sarebbe stato in possesso da “sempre” e che rivela solo oggi? Nulla se non forse l’urgenza di voler dimostrare, prima di abbandonare anch’egli la scena per ovvi limiti naturali, di essere stato lui il vero e grande servitore – non riconosciuto, suo malgrado, con gratifiche ufficiali – di quel meccanismo di potere e dominio che e’ stata ed e’ la Alleanza Atlantica detta NATO.

Lui, vero responsabile della predisposizione del piano Ustica e della decisione operativa della sua esecuzione in funzione di interessi statunitensi inconfessabili e non realizzabili con l’impiego diretto di loro uomini e reparti, ha oggi l’evidente necessita’ di proporsi come l’ultima rocciosa barriera alla possibilita’ che qualche Giudice, piu’ curioso e piu’ coraggioso del Magistrato Priore, possa spingersi a rianimare una indagine per strage.

Una indagine per strage che, sia detto subito e con chiarezza, non “si riapre” oggi in virtu’ delle esternazioni Cossighiane, ma che era rimasta comunque pendente in un fascicolo aperto davanti alla Procura Romana. E che dunque lasciava pericolosi margini di accertamento efficace sulle reali responsabilita’ politico militari della preparazione ed esecuzione della strage, quelle cui riferiva con coraggiosa limpidezza il comunicato del Co.Ce.R Aeronautica il 17 Gennaio 1992 all’indomani della incriminazione di uomini dei vertici militari, oggi tutti assolti da imputazioni un po’ forzate e malamente costruite, e subito dopo la secca dichiarazione di solidarieta’ con gli imputati formulata irritualmente dallo Stato Maggiore Aeronautica. Ma quei rappresentanti eletti della Forza Armata non vennero mai richiesti di esplicitare il senso di quella auspicata individuazione delle “responsabilita’ politico-militari”.

Fu comunque lo stesso Ammiraglio Martini a ridimensionare la favola metropolitana “dell’esperto militare” Cossiga deponendo davanti alla cd Commissione “Stragi”, dove egli diceva “Cossiga un esperto di cose militari? Direi piuttosto un amateur”. Ricordava bene l’Ammiraglio come il senatore e presidente emerito si fosse disinvoltamente attribuito gradi crescenti della Marina durante i suoi mandati ministeriali. Conosceva bene (e nessuno di noi dovrebbe ignorarle) le sue nostalgie per non aver mai potuto indossare la divisa (per quali motivi di esenzione dovrebbe essere il senatore a spiegarlo, l’eta’ infatti non era sufficiente ad esimerlo dal servire la “Patria fascista”) e gestire armamenti. Cosa per cui avrebbe confessato egli stesso di aver avvertito un senso di invidia e gelosia per quei fascisti che in Sardegna, nel 1948, avrebbero dovuto gestire le mitragliette gentilmente concesse dai Comandi dei CC in caso di vittoria elettorale del PCI, unito al PSI nella esperienza fallimentare del Fronte Popolare. Eravamo alle prime performance e prove d’esordio della incostituzionale formazione detta “Gladio”.

Ma la sola passione, credetemi, difficilmente riesce a costruire un “vero esperto”.

Oggi piuttosto che accodarci alla lunga teoria di speranzosi poco lucidi che si augurano che dalle recenti dichiarazioni di Cossiga possa ritrovarsi il filo di una indagine, pur meritoria, svolta dal Giudice Priore (ma smorzatasi sul confine estremo della attribuzione delle responsabilita’ politiche), bisognerebbe organizzare una serie articolata di domande da porre al senatore Cossiga, in qualita’ di “persona informata sui fatti”, chiedendo al Magistrato che non si limiti all’accertamento della sola fondatezza delle sue affermazioni.

Esse infatti, essendo destituite di qualsiasi fondamento e di qualsiasi possibilita’ di avere riscontri oggettivi nei fatti, sono gia’ destinate a cadere, per realizzare l’ennesimo e definitivo depistaggio pensato dal senatore. La polpetta avvelenata ha infatti in se’ una doppia caratteristica: un po’ di carne “buona” destinata a suscitare le golosita’ di potenziali “avventori”, ed il veleno necessario ad ottenere un duplice risultato. O determinare la morte di chi abbia abboccato avidamente all’amo ed abbia inghiottito il boccone avvelenato, o il riconoscimento della adulterazione venefica con il risultato di abbandonare comunque il boccone, buttando via con la porzione venefica anche la ciccia buona che vi era stata intrisa.

Attribuire la responsabilita’ dell’abbattimento ai francesi, in queste condizioni, significa lanciare il Magistrato su piste avvelenate (descritte in modo efficacissimo dallo storico De Lutiis nella sua “Storia dei Servizi segreti in Italia”) sulle quali e’ destinata a naufragare qualsiasi indagine e dalle quali ritrarsi infine con il riconoscimento della circostanza che il “fatto non sussiste”. Il che, nella fattispecie di Ustica, realizzerebbe in pieno le intenzionalita’ del senatore Cossiga e toglierebbe una nuova speranza a tutti gli ingenui mentre umilierebbe il diritto di sempre dei familiari all’accertamento della Verita’ per la affermazione della Giustizia.

Quali domande dunque andrebbero e dovrebbero essere formulate al senatore? E’ necessario comunque che prima delle specifiche domande un qualsiasi Magistrato accerti inequivocabilmente i criteri e le previste responsabilita’ dei diversi apparati chiamati in causa dalla strage, procurandosi le normative specifiche per ogni aspetto e servizio delle strutture militari. E non cadendo nelle mistificatorie risposte ricevute dal Giudice Priore a qualsivoglia interrogativo o richiesta venissero da lui posti, risposte che egli ha trangugiato a volte con sconcertante passivita’.

Esempio dei percorsi proponibili: Il Controllo del Traffico Aereo e la garanzia di Sicurezza (per avere una esaustiva conoscenza di questo specifico aspetto basterebbe andare sul sito della Aeronautica). Le normative prevedono comunque che nulla, neppure uno spillo, possa decollare da una base italiana, entrare dall’esterno nel territorio spazio aereo italiano o atterrare sul suo suolo, compiere manovre in tale territorio spazio aereo, senza la preventiva autorizzazione del controllo radar o senza la intercettazione tempestiva ad opera di caccia italiani (5 minuti per il decollo scramble dalle basi caccia a partire dalla individuazione radar di un traffico non autorizzato o potenzialmente pericolo in quanto renitente a stabilire contatto radio con il controllo ovvero eseguirne le disposizioni, 15 minuti per l’intercettazione in qualsiasi punto del territorio spazio aereo, e conseguente costrizione del bersaglio ad assecondarne le disposizioni a rischio di abbattimento in caso di ulteriore resistenza).

Tutti ricorderanno il velivolo tedesco che riusci’ ad atterrare sulla piazza rossa e la fine che fecero i responsabili del Controllo Aereo sovietico. Destituzione dei massimi responsabili del servizio e ben piu’ gravi per quanto sconosciute conseguenze per gli operatori d’area. Da noi per Ustica, ed indipendentemente dalle responsabilita’ penali, non e’ accaduto nulla di tutto cio’.

Cio’ premesso, ed avendo a disposizione ogni documentazione necessaria per contestare le dissonanze e le incongruenze di qualsiasi teste, un Magistrato potrebbe chiedere al senatore (pretendendo risposte limpide e gravide di responsabilita’, e non accontentandosi delle note affermazioni affabulatorie come e’ nella caratteristica del Presidente emerito) come ritenga allora che sia stato possibile che velivoli francesi (decollati presumibilmente da una portaerei) abbiano potuto agire impunemente nei nostri cieli senza essere individuati dal controllo radar, e senza essere stati interdetti dal condurre la propria attivita’ non autorizzata, ben prima che essa potesse concretizzarsi nell’attacco al DC9.

Ed ancora perche’ i tracciati radar, pur ottenuti e decriptati dopo decennali richieste, non rilevino aerei in salita (intorno ai 5000 piedi, quota al di sopra della quale ogni oggetto volante viene comunque agganciato, volendo che si tratti di velivoli decollati da una portaerei in pieno mare) ma solo due velivoli gia’ stabilizzati a 27.000 piedi? Cosa potrebbe aver determinato, a giudizio “dell’esperto militare” Cossiga la assenza di qualsivoglia rilevamento radar nei minuti di salita, per quanto pochi ma pur sempre necessari anche ad un velivolo a reazione, per giungere fino ai 27.000 piedi dove si disposero ad assumere una posizione di attacco?

Ma soprattutto perche’, messo a parte di simili circostanze egli, nelle e per le funzioni istituzionali che rivestiva, ancor prima che accusare i francesi della eventuale responsabilita’ di strage (ancora da accertare nelle sedi competenti che andavano comunque tempestivamente coinvolte nella conoscenza di tali rivelazioni), non avesse chiesto conto ai responsabili militari e politici del tempo dell’incredibile ed inaccettabile “buco” nelle responsabilita’ vincolanti del Controllo del Traffico Aereo e ritenuto doveroso segnalare tali responsabilita’ agli organismi giudiziari ed amministrativi competenti. I controllori infatti non sono o non dovrebbero essere degli “usceri” compiacenti del nostro “condominio-Paese”, liberi di poter fare entrare – pur dietro lauta mancia – chiunque lo chieda o chiunque lo pretenda senza averne titolo e autorizzazione.

E perche’ al tempo stesso egli non avesse presentato il conto “istituzionale e giudiziario” a chi lo avvertiva solo troppi anni dopo la strage, quando rivestiva le funzioni di Presidente della Repubblica, dopo aver omesso di farlo quando era Presidente del Consiglio, nella immediatezza degli avvenimenti cioe’ e quando egli era dunque direttamente responsabile sul piano politico dell’accertamento di responsabilita’ per la strage.

Poi il Magistrato, preso atto delle normative e disposizioni che regolano la concessione delle autorizzazioni (clearence), nazionali ed internazionali – al decollo, al volo ed al sorvolo del territorio spazio aereo e delle specifiche figure funzionali responsabili di tali rilasci (SIOS in raccordo con Ministero degli Esteri e Ministero per la Difesa) – potrebbe porre “all’esperto militare” senatore Cossiga interrogativi piu’ stuzzicanti e stimolanti.

Egli infatti afferma che i francesi sarebbero stati intenzionati ad abbattere non il DC9 (altra forma raffinata di depistaggio per la strage) ma il velivolo di Gheddafi (che avrebbe dovuto transitare in quello stesso tratto di cielo italiano; ma in senso opposto alla direzione di marcia del DC9!), per ragioni legate alla tensione che si era determinata tra Francia e Libia a causa del recente conflitto nella repubblica del Ciad.

Potrebbe essere dunque inizialmente richiesto di spiegare, il senatore Cossiga, come fosse possibile che i Francesi fossero a conoscenza di quel volo di Gheddafi, il quale aveva richiesto una autorizzazione al sorvolo del nostro territorio spazio aereo con destinazione Varsavia. E dunque una simile informazione, non interessando minimamente il territorio spazio aereo francese ed essendo la Francia estranea al sistema combinato di controllo dei Paesi della Nato, non avrebbe dovuto essere nella disponibilita’ dei Francesi se non per delazione di Paesi terzi, e segnatamente dunque dell’Italia stessa.

E poi ancora: come ritenga possibile il senatore Cossiga, esperto (questa volta si’) di cose militari e dinamiche diplomatiche, che proprio in quel giorno potesse venire autorizzato un sorvolo dell’Italia del leader libico con destinazione Varsavia, quando proprio in quei giorni (riallacciandosi al conflitto perduto in Ciad dalle Forze Francesi contrapposte alle Forze libiche, ed alle minacce reciproche che le diplomazie dei due Paesi si erano scambiate, dopo la chiusura della Ambasciata Francese di ‘Ndjamena, nella conferenza stampa internazionale tenutasi al Cairo appena pochi giorni prima) il Ministro della Difesa Francese era ospite ufficiale del Ministro per la Difesa Polacco, il Gen Jaruzelski.

Le autorizzazioni internazionali di sorvolo non sono infatti rilasciate autonomamente dai singoli Paesi interessati da una rotta di volo, ma solo in accordo con il placet finale del Paese di destinazione di un qualsiasi volo.

Era improbabile dunque, se non impossibile, che la Polonia autorizzasse il leader libico a volare a Varsavia proprio in concomitanza con la presenza ufficiale del suo avversario politico piu’ ostile del momento: il Ministro della Difesa Francese. A meno di non aver costruito, proprio in accordo con l’ospite francese, una astuta trappola diplomatica nella quale attrarre Gheddafi; ma questo dovrebbe essere Cossiga a spiegarlo, ovvero i responsabili militari e politici del rilascio di quella clearence.

Per quanto mi riguarda questo aspetto e’ stato ampiamente e argomentatamente trattato nello specifico testo su Ustica che ho curato e reso di pubblica conoscenza, ma il Magistrato ha comunque il pieno diritto di non acquisire conoscenza di un testo redatto da chi e’ stato “astutamente” definito dal Giudice Priore come un “tramite inconsapevole di elementi inquinanti”. Mentre il Magistrato ha forse un dovere assoluto di porre stringenti interrogativi, senza nessuna soggezione di casta o di ruolo, ad un uomo che ha rivestito funzioni altissime dello Stato ed oggi sembra volersi permettere di tornare a dileggiare impunemente la natura Democratica dello Stato, la sua Giustizia, ed il diritto dei Familiari delle vittime alla piena Verita’ e non all’ennesimo depistaggio.

Ma almeno altre due domande potrebbero essere poste al senatore Cossiga. La prima potra’ apparire banale, ma servirebbe a capire fin dove la intenzionalita’ degli attaccanti fosse realmente quella di abbattere il velivolo di Gheddafi, nel frattempo sparito dai cieli italici con deviazione su Malta (grazie alla tempestiva confidenza di “amici dei servizi italiani” del leader libico di uscire dai cieli italiani immediatamente), ovvero se tale intenzionalita’ non fosse piuttosto il preordinato abbattimento di un velivolo di civili in concomitanza con il passaggio del Tupolev libico.

Infatti se davvero, come e’ stato detto dal senatore – riferendo quanto gli venne “rivelato”, a suo dire -, l’obiettivo dei francesi fosse stato il velivolo di Gheddafi e non il DC9 come sarebbe stato possibile (o come lo spiega il senatore) che sia stato confuso da piloti militari di altissima professionalita’ (quali debbono necessariamente essere quelli cui puo’, in ipotesi, essere affidata una simile missione) un velivolo che procedeva su una rotta Nord-Sud (il DC9) con uno (quello di Gheddafi e dunque il vero bersaglio) che, se non si fosse sottratto alla “aggressione”, avrebbe dovuto volare su una rotta Sud-Nord?

Risulta forse al senatore che durante una missione di intercettazione ed abbattimento sia previsto di sparare comunque contro un qualsiasi bersaglio (quasi per rabbioso scarico di tensione) e non sul solo bersaglio predestinato come obiettivo della missione?

E non sarebbe male, e forse neppure indelicato, chiedere allora se il tutto non corrispondesse al piu’ scellerato e vasto complotto organizzato nel secondo dopoguerra, coinvolgendo, in vari stadi e modi, le responsabilita’ di Paesi terzi quali la stessa Francia e la stessa Polonia, al solo scopo di rovesciare “con una apparenza di legittimazione” il regime libico di Gheddafi. Forse si potrebbero meglio comprendere, chiedendone conto al senatore, anche particolari sfumature, come la vicenda Sigonella o la consegna di non intervento occidentale nella presa di potere in Polonia del Generale Jaruzelski con un golpe militare nell’immeditamente successivo 1981. Cosi’ sembra di poter leggere infatti la dichiarazione in Parlamento rilasciata dal senatore Spadolini il 14 Ottobre 1981 dove egli, parlando di quel colpo di Stato e richiamandosi ad un suo pubblico intervento a Milano, affermava: “In questo grave momento – dicevo – il Governo italiano riafferma la propria solidarietà alla nazione polacca e richiama l’impegno di tutti i paesi firmatari dell’atto finale di Helsinki a non interferire negli affari interni della Polonia

Ed ancora potrebbe venire chiesto come mai, pur essendo stato informato di questo scenario “francese”, egli non abbia esitato a continuare negli anni a farsi sostenitore della tesi “bomba a bordo”.

Infine, detto della sua naturale posizione atlantista e dunque “antilibica” (seppur a comando di terze volonta’ eterodirette), si potrebbe chiedere al senatore Cossiga come mai non ritenne di intervenire (quantomeno sui servizi italiani o sugli apparati e rappresentanti politici interessati) quando Gheddafi rivelo’ in una intervista a Rete4 di essere stato “avvisato” ed invitato a deviare su Malta da “amici dei servizi italiani” (dunque certamente dell’anima andreottiana e filoaraba di quei servizi) e perche’ non ritenne di esternare in accordo con il suo sentire e le sue conoscenze quando avvennero i fatti di Sigonella ed il rifiuto di basi italiane ai velivoli statunitensi in funzione di un successivo attacco aereo a Tripoli.

Perche’ o Ustica la si legge nella completezza del quadro interno ed internazionale del momento storico in cui la strage si consumo’ (anche a costo di volerla giustificare se qualcuno avesse suffiente cuore e spudoratezza per farlo) o non si riuscira’ certamente a renderla intelligibile seguendo le “rivelazioni” progressive e le “mezze verita’” di personaggi come il senatore Cossiga.

Come ben si vede infatti sarebbe sciocco ed illusorio pensare che il senatore Cossiga abbia voluto davvero favorire la riapertura dell’indagine su Ustica. Si puo’ contrastare il suo progetto destabilizzante ed eversivo, come lo e’ sempre una qualsiasi forma di depistaggio, per quanto raffinato esso possa essere, solo riuscendo ad aggregare consapevolezza sociale e fare pressione presso l’Ufficio del Magistrato, perche’ non torni a cadere nelle astute trappole avvelenate pensate dal Presidente emerito e perche’ qualsiasi Magistrato sappia esigere che la piena Verita’ sia ancora un aspetto inerente e qualificante della Giustizia Italiana, per qualsiasi crimine venga consumato e da chiunque esso sia compiuto, e non la sola storia, come piacerebbe invece al senatore.

Perche’ insomma il Magistrato, consapevole della storia delle vittime e dei loro familiari, avendo tutti gli strumenti per accertare e contestare responsabilita’ non torni a rifugiarsi, pur con le lacrime agli occhi, nella affermazione sconcertante riservata dal giudice scimmione di collodiana memoria al Pinocchio depredato dal Gatto e dalla Volpe: “Guardia, questo povero burattino e’ stato truffato. Sia messo in galera!”. Al punto che, per uscire da quella galera, usufruendo della amnistia per i veri farabutti, il povero burattino dovette convincere la guardia di essere davvero un manigoldo anch’egli e non solo un povero truffato.

Staremo a vedere. Vigileremo ancora con la solita consapevole responsabilita’ e con la piena ed amara coscienza che i tempi politici sempre piu’ imbarbariti rispetto alla originaria vocazione di Civilta’ pensata dalla nostra Costituzione potrebbero invece coadiuvare il disegno depistante “dell’esperto militare” Cossiga, piuttosto che mettere in moto ed agevolare la ricerca dell’unica Verita’, come e’ caratteristica di ogni Verita’, a fini di piena e sostanziale Giustizia.

Mario Ciancarella.

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